In Italia i papà oggi hanno 10 giorni. Prevale normativa più vantaggiosa
Milano, 10 ott. (askanews) – Barilla introduce una nuova policy di congedo di maternità e paternità che garantisce a ciascun genitore 12 settimane di congedo retribuito al 100%. La nuova policy sarà implementata dal primo gennaio 2024. Si tratta di un passo avanti per le oltre 8.700 persone che lavorano per il gruppo alimentare nel mondo, valorizzando, spiega l’azienda, “il ruolo di genitore, indipendentemente dal genere, dallo stato maritale e dall’orientamento sessuale, così che ogni tipo di famiglia possa vivere al meglio questo importante momento della vita”.
Nel caso in cui gli standard legislativi locali siano più vantaggiosi, verranno applicate le normative del Paese. In Italia, il congedo di maternità resterà quello attuale previsto dalla nostra legislazione, mentre il congedo di paternità sarà esteso da 10 giorni a tre mesi.
“Siamo davvero orgogliosi di annunciare questa nuova politica aziendale che vuole valorizzare la genitorialità e ridurre uno dei fattori principali del gender gap nel lavoro, in linea con il nostro percorso nella diversity, equity & inclusion – afferma Floriana Notarangelo, chief diversity & inclusion officer del gruppo Barilla – Per questo la nostra policy è rivolta a ogni genitore, a prescindere dal genere, dallo stato maritale, dall’orientamento sessuale e se è adottivo o meno, perché in Barilla siamo consapevoli che ogni famiglia è unica e che non esiste una figura genitoriale più importante dell’altra. Il nostro obiettivo è di creare, entro gennaio 2024, tutte le condizioni necessarie affinché le nostre persone possano vivere con gioia l’arrivo di un figlio e quello di essere riconosciuti come un’azienda a misura di genitore”.
“Questa nuova politica genitoriale nasce da un processo pluriennale intrapreso dal gruppo per garantire ai propri dipendenti un migliore equilibrio tra vita e lavoro – aggiunge Maurizio Cannavacciuolo, total rewards & organization vp del gruppo Barilla – Vogliamo garantire loro il tempo necessario per stare al fianco dei propri figli, ma anche un benessere tale da permettere un ritorno al lavoro sereno”.
Questa iniziativa si inserisce in un contesto che vede alcuni Paesi dove il parental leave retribuito è un lusso: negli Stati Uniti, ad esempio, la legge non prevede un congedo di maternità retribuito. L’Italia, invece, è sempre più caratterizzata da un forte child penalty gap nel mercato del lavoro. Secondo l’ultimo rapporto di Save the Children “Le equilibriste: la maternità in Italia 2023”, infatti, nel 2022 il divario lavorativo tra uomini e donne si è attestato al 17,5%, ma è ben più ampio in presenza di bambini: nella fascia di età 25-54 anni se c’è un figlio minore, il tasso di occupazione per le mamme si ferma al 63% contro il 90,4% di quello dei papà, e con due figli minori scende fino al 56,1%, mentre i padri che lavorano sono ancora di più (90,8%).
In generale, negli ultimi anni, il parental leave è diventato centrale tra i desideri di ogni dipendente. Secondo un’indagine internazionale della piattaforma HR Remote, che ha intervistato 5.708 dipendenti a tempo pieno in 10 Paesi, è emerso che il 15% non usufruisce del parental leave, dichiarando di esitare a prenderlo per intero per paura di essere discriminati. Il 47% dei dipendenti rifiuterebbe un’offerta di lavoro se le politiche genitoriali dell’azienda non soddisfacessero le proprie aspettative. L’inclusività di un’azienda è più importante per i giovani tra i 25 e i 34 anni: quasi due terzi di loro (60%) hanno dichiarato di preferire aziende con politiche di congedo parentale inclusive.