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Francia, il divieto dell’abaya in classe scatta da lunedì

AttualitàFrancia, il divieto dell'abaya in classe scatta da lunedì

Vale anche per il qamis, l’equivalente maschile

Roma, 31 ago. (askanews) – Gli studenti che arriveranno a scuola indossando l’abaya non potranno entrare in classe ma “saranno accolti” dalle scuole, che dovranno “spiegare loro il significato” di questo divieto fin dall’inizio dell’anno scolastico, ha affermato giovedì 31 agosto il ministro dell’Istruzione francese Gabriel Attal.

Quest’ultimo, che domenica aveva annunciato la messa al bando di questo lungo abito tradizionale che copre il corpo indossato da alcuni studenti musulmani, ha sottolineato giovedì a France Inter che la nuova norma riguarderà anche l’uso del qamis, la versione maschile di questo indumento. “Dietro l’abaya, dietro i qami, ci sono ragazze, ragazzi e ci sono famiglie. Esseri umani con cui è necessario dialogare, fare pedagogia”, ha detto il nuovo ministro dell’Istruzione.

“Saranno accolti, saranno accolti e con loro ci sarà uno scambio per spiegare loro il senso della regola. Perché stiamo prendendo questa decisione? Perché non possiamo indossare l’abaya, il qami, a scuola?” ha continuato Gabriel Attal, precisando che “da lunedì” nessuno di questi studenti potrà entrare in classe. “La laicità è uno dei valori fondamentali della scuola della Repubblica”, ha insistito.

In alcuni istituti “si possono avere diverse decine di persone interessate” e i presidi devono essere “accompagnati a svolgere questo lavoro di mediazione”, ha spiegato ancora il ministro. A tal fine verrà loro inviata “oggi” (giovedi) una nota in cui il governo “chiarisce la norma”: “Dà un certo numero di tracce, guide per fare questo lavoro di scambio”. Una lettera sarà inviata anche ai responsabili delle strutture “per le famiglie” interessate, secondo Gabriel Attal, che non ne ha fornito il contenuto.

L’annuncio del divieto dell’abaya, nella continuità della legge del 15 marzo 2004 che vieta di indossare abiti o segni che “manifestino apparentemente un’appartenenza religiosa”, ha suscitato polemiche, soprattutto a sinistra.

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