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Pera dell’Emilia Romagna Igp: raccolto -70% rispetto al 2022

AttualitàPera dell'Emilia Romagna Igp: raccolto -70% rispetto al 2022

Partnership Consorzio-Distribuzione e campagna stampa e tv

Roma, 9 ott. (askanews) – Raccolto in calo del 70% rispetto al 2022 per una stagione da allarme rosso per il comparto della pera dell’Emilia Romagna Igp. A raccolto appena concluso, infatti, la situazione si sta rivelando anche peggiore rispetto alle più prudenti previsioni formulate lo scorso luglio.

Secondo i dati di UNAPera, la più grande associazione europea di pere, che riunisce oltre 5.000 aziende agricole su più 8.500 ettari, pari in media al 70% della produzione dell’Emilia Romagna, quest’anno ci sono appena 30.000 tonnellate di prodotto per il consumo fresco, pari a un terzo di quelle dello scorso anno, quando la raccolta si era attestata a quota 90.000 tonnellate.

Per questo, il Consorzio di Tutela della Pera dell’Emilia Romagna IGP ha deciso di stringere una partnership con il mondo della distribuzione per qualificare al meglio il prodotto disponibile attraverso attività di comunicazione in store, accompagnata dalla campagna stampa e tv “Pera dell’Emilia Romagna IGP. Un’eccellenza da salvare”.

Il calo della produzione, soprattutto in Emilia Romagna, è un trend che in questi ultimi anni è andato consolidandosi, complice innanzitutto la riduzione degli ettari coltivati: dai 18.500 del 2017 si è passati agli attuali 12.000. Una flessione dettata dalle difficoltà tecniche legate a questa coltivazione, indotte in gran parte dalle avversità climatiche.

Quest’anno il settore ha risentito negativamente di tre fattori: a primavera le gelate tardive, da Reggio Emilia a Ravenna; in maggio, l’alluvione in Romagna, soprattutto nella zona di Ravenna ma anche nella provincia di Ferrara; la siccità e le grandinate a macchia di leopardo, durante l’estate. Fenomeni che hanno portato ulteriori conseguenze: insetti alieni come la cimice asiatica, che vengono da lontano e ben si adattano alle nostre condizioni; malattie fungine e batteriosi anch’esse alimentate da condizioni favorevoli e piante già debilitate.

Il crollo delle rese si riflette sulla remunerazione degli agricoltori. UNAPera spiega che lavorerà per liquidare ai pericoltori un valore medio-alto per unità di prodotto, sia per il fresco che per il prodotto destinato all’industria. Ma nonostante questo, il totale per ettaro sarà ovviamente poco più di un terzo rispetto al 2022, poiché risentirà del calo produttivo, per un totale che per l’associazione si attesterà su poco più di 30 milioni di euro, quasi il 70% in meno rispetto ai poco meno di 100 dello scorso anno. Una contrazione, si spiega in una nota, che genera difficoltà per chi lavora nei campi e rende ancora più difficile realizzare quegli investimenti tecnologici per tutelarsi nel futuro da situazioni analoghe a quelle registrate, esponendo nuovamente le coltivazioni ai rischi nelle prossime stagioni. Un’eventualità che potrebbe favorire l’abbandono della pericoltura, da scongiurare in ogni modo ma da non escludere a priori.

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