Nonostante i danni causati dalle fitopatie e dalla grandine
Milano, 18 ago. (askanews) – La produzione complessiva di uva raccolta in Veneto dovrebbe salire a circa 15,9 milioni di quintali (+5-6%), con un aumento delle rese produttive per la maggior parte delle varietà in tutte le province. E’ quanto emerso nel corso della 49esima edizione delle previsioni vendemmiali di Regione Veneto e Veneto Agricoltura che è stata presentata questa mattina on-line agli operatori vitivinicoli.
Secondo l’analisi, la crescita è dovuta all’entrata in produzione di nuove superfici vitate, e “ad una maggiore fertilità delle gemme e un maggiore ingrossamento degli acini per le buone disponibilità idriche”. Un aumento atteso nonostante i danni causati dalle fitopatie e dal maltempo. “Nelle aziende che applicano la difesa integrata, i danni causati dalla peronospora sono stati nell’ordine del 5/10% di perdita quantitativa, mentre nelle aziende che applicano il metodo di coltivazione biologica tali perdite sono state superiori, per lo più comprese tra il -10/20%” ha spiegato Patrick Marcuzzo del Crea Veneto di Conegliano (Treviso), aggiungendo che “superiore al 2022 anche l’incidenza di altre fitopatie come il Mal dell’esca e la Botrite, mentre la Flavescenza ha avuto un incremento meno significativo. La grandine – ha concluso – ha colpito duramente diversi areali produttivi, con perdite della produzione che hanno raggiunto anche il -20%”.
Nella provincia di Belluno la produzione viene prevista sostanzialmente in linea con quella dello scorso anno (+2-3%), salvo nelle zone colpite da grandinate. A Padova e Rovigo invece le attese sono più ottimistiche con una produzione per le principali varietà del +10% rispetto al 2022. Fanno eccezione, nella provincia di Rovigo, il Merlot, la cui resa dovrebbe essere invariata, e il Pinot grigio, per cui si prevede una minor produzione (-10%) a causa degli estirpi dovuti agli attacchi di Flavescenza dorata. Nella provincia di Treviso ci si attende un incremento della produzione di Glera (+10%) e invece una riduzione dei quantitativi dei vitigni a bacca rossa (-3/5%), più elevati per le varietà non Doc/Docg, non tanto per questioni fenologiche e climatiche (fatte salve le zone colpite da eventi grandigeni) ma per scelte imprenditoriali di prediligere l’impianto di vitigni a bacca bianca.
A Venezia, “ottima fertilità, numero di grappoli e ingrossamento degli acini fanno prevedere un aumento produttivo soprattutto per Glera e Chardonnay”, mentre più stabile dovrebbe essere la produzione delle varietà a bacca nera, sempre fatto salvo gli areali danneggiati dalla grandine. Gli stessi effetti positivi, a cui si aggiunge l’entrata in produzione di nuove superfici vitate, si prevede sosterranno la produzione in maniera più significativa anche nelle province di Vicenza e Verona. A Vicenza è atteso un aumento dei quantitativi raccolti di circa il +15% per tutte le varietà, mentre a Verona l’incremento di produzione dovrebbe attestarsi a circa il +10% per i principali vitigni coltivati e al +5/7% per le varietà minori, sia bianche che nere.
In Veneto la vendemmia dovrebbe partire con 5-10 giorni di ritardo rispetto alle date consuete. I primi grappoli a cadere nei cesti saranno quelli delle varietà precoci (Pinot e Chardonnay per basi spumante) il cui inizio ufficiale è in programma tra il 28 agosto e i primi giorni di settembre, ma in alcune aree del Vicentino e del Padovano la raccolta potrebbe iniziare già dalla prossima settimana. Seguirà la vendemmia di tutte le altre varietà: la Glera (Prosecco) dovrebbe partire dal 15 settembre, Merlot dal 18, Corvina dal 20, Garganega dal 25, solo per citare alcuni tra i principali vitigni veneti.