ROMA – Alla popolazione palestinese “diciamo andatevene in altri paesi”. A suggerire la migrazione di massa dei residenti della Striscia di Gaza è stato ieri, in un intervento pubblico nel sud di Israele, il ministro per la sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir. Il ministro israeliano ha dichiarato: “Possiamo tornare a Gush Katif, possiamo ricostruire Kfar Darom, Netzarim, Atsmona”, in riferimento a kibbutz e insediamenti di coloni israeliani a Gaza, smantellati poi nel 2005 dopo l’adozione da parte del governo israeliano del Piano di disimpegno per Gaza promosso dall’allora primo ministro Ariel Sharon. “Ma soprattutto- ha proseguito Ben-Gvir, come riporta l’emittente Al Jazeera rilanciando il video del discorso-possiamo incoraggiare la migrazione”. Secondo il ministro, “La verità è che questa è la soluzione morale migliore e la più corretta, non forzarli ma dire loro ‘vi stiamo dando una possibilità: andatevene via in altri Paesi’”, in riferimento ai cittadini palestinesi di Gaza. “La terra di Israele appartiene a noi” chiarisce Ben-Gvir.
Il ministro è leader del partito di ultradestra Otzma Yehudit, e nel 2007 è stato condannato per discorsi d’odio, razzismo e appartenenza a un gruppo terroristica, il Kach, riconosciuto come tale sia dalle autorità israeliane che da Stati Uniti ed Unione europea. Nella Striscia risiedono 2 milioni e trecentomila persone. Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (Unrwa), 1 milione e 800mila soffre livelli acuti di fame mentre 133mila soffrono livelli catastrofici. Questo a causa dell’offensiva su larga scala e del blocco agli aiuti umanitari avviati da Israele dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. In quell’assalto morirono 1200 persone circa. In oltre dodici mesi, i morti palestinesi ammontano a 42.700, in media oltre 110 al giorno.
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